Com’è noto, in commercio esistono svariati modelli di barchino divergente venduti a volte da venditori molto seri, a volte, purtroppo, da persone che lo sono un po’ meno.
Il problema principale che incontra il pescatore che voglia acquistare un barchino è la scelta dello stesso.
Quale barchino scegliere tra decine di modelli disponibili?
Quali caratteristiche deve avere un buon barchino e come è possibile evitare la bufala?
Nel caso in cui si decida di acquistarne uno, la prima regola è quella di analizzare oggettivamente l’oggetto proposto senza badare troppo alla pubblicità operata dal venditore.
Molti venditori per incrementare le loro vendite si spacciano per esperti costruttori, dall’esperienza decennale o addirittura “dinastica” ed esaltano i loro barchini affermando la loro netta superiorità agli altri se non addirittura le loro doti di navigazione miracolose a dispetto dei prodotti concorrenti che sono tutti (ovviamente) scadenti, commerciali e di scarsa fattura.
In commercio ho visto prodotti molto validi, costruiti da bravi artigiani, ma ho visto anche “pacchi” colossali spacciati per il “prodotto superiore”.
Volendo acquistare un barchino, la prima cosa da fare è osservarne la fattura, leggendo attentamente il dettaglio dei materiali di cui è composto.
La totale assenza di una descrizione che specifici la componentistica non è certo un buon segno.
Conoscere la tipologia di legno impiegato, la natura degli elementi metallici, la verniciatura applicata è molto utile al fine di valutare preventivamente cosa si sta acquistando.
Non occorre conoscerne, invece, le misure. La funzionalità di un barchino dipende, infatti, da decine di fattori e le misure, se pur corrette, non servirebbero a nulla nel caso in cui esse fossero disancorate dal rispetto degli altri parametri di costruzione.
Bisogna considerare, inoltre, che le misure e le forme variano da zona a zona, da costruttore a costruttore in relazione dei gusti, delle necessità personali, dei materiali utilizzati ecc.
Per tale motivo non può ritenersi, a priori, che un prodotto sia superiore o inferiore ad un altro avendo riguardo delle sole misure di realizzazione.
Il barchino divergente può essere costruito in teoria in qualsiasi materiale galleggiante. Ogni materiale, tuttavia, necessita di un proprio trattamento per resistere all’azione corrosiva del mare e, se si tratta di legno, all’immersine prolungata in acqua.
Indispensabile è, quindi, che tutte le componenti metalliche siano inossidabili, una vite zincata o una barra direzionale in ferro, ad esempio, si ossiderebbero dopo una, massimo due uscite.
Buona regola è anche quella di valutare il contrappeso di cui è dotato il barchino.
Il contrappeso di per sé non sempre è indispensabile per una corretta divergenza.
Chi scrive adopera un barchino con contrappeso montabile-smontabile ed in parecchie circostanze (ad esempio mare calmo) preferisce rimuovere il contrappeso per conferire al proprio attrezzo una leggerezza ed una divergenza ancora maggiore.
Nella maggior parte dei barchini il contrappeso è costituito da un pezzo-striscia di piombo.
Il piombo ha il vantaggio di possedere un elevatissimo peso specifico ma ha l’enorme svantaggio di essere estremamente vulnerabile agli urti nonché facilmente deformabile.
Quando qualche anno fa ho ideato e proposto in rete i primi barchini con contrappeso inossidabile, nessuno tra gli esperti costruttori “concorrenti” aveva pensato di montare un simile contrappeso.
Successivamente questa idea geniale è stata recepita da molti altri costruttori che hanno saputo apprezzare la mia innovazione, pensando (ovviamente) di applicarla ai loro prodotti.
La barra inossidabile ha il vantaggio di essere estremamente rigida e resistente agli urti: essa , a differenza del piombo, non si deforma e non accumula sabbia nell’intercapedine tra metallo e legno.
Un’altra caratteristica molto interessante nei barchini divergenti è costituita dal sistema di assemblaggio-smontaggio rapido.
Tale sistema è realizzato per mezzo di dadi a galletto (detti anche a farfalla o “con ali”) che si avvitano su barre filettate fissate nel legno.
Oltre al vantaggio pratico relativo all’economia di spazio (che non è assolutamente da sottovalutare specie se si ha a disposizione una macchina piccola o si va a pesca on moto) vi è un secondo vantaggio, quello strutturale.
Tale sistema di assemblaggio permette una morsa estremamente salda delle assi sulle derive del barchino, una volta serrati i dadi a galletto le varie componenti sembrano saldate tra loro.
Nei modelli tradizionali, invece, pur stringendo al massimo le viti di assemblaggio non si riesce ad ottenere una tenuta assolutamente paragonabile alla precedente.
Una ulteriore innovazione, che ho l’orgoglio di aver proposto per primo (diamo a cesare ciò che è di Cesare) è costituita dagli agganci opzionali per barca.
Il problema principale che impediva l’utilizzo del barchino dalla barca era costituito dalla barra direzionale, ovvero da quell’asta metallica che permette al pescatore di cambiare direzione col proprio barchino senza doverlo necessariamente riportare a riva.
Nel caso in cui si volesse utilizzare il barchino da un natante si aveva il problema del cambio accidentale di direzione del nostro divergente.
Il problema poteva essere risolto sostituendo alla barra direzionale due semplici occhielli, ma un barchino dotato dei soli occhielli non poteva essere usato da riva in quanto non era possibile effettuare con esse il cambio di direzione.
Da qui l’idea geniale (subito ripresa da altri costruttori) di montare gli occhielli in aggiunta e non in sostituzione alla barra direzionale.
Idea semplice, geniale ed efficace: se si usa il barchino da terra la lenza si aggancerà alla barra direzionale, se si usa da barca si aggancerà agli occhielli.
Tornando adesso alle caratteristiche che deve avere un buon barchino, passiamo ad osservare attentamente anche la fattura e la rifinitura del barchino, le smussature delle derive (che dovranno essere molto accentuate per tagliare agevolmente l’acqua) e, da non sottovalutare assolutamente, la praticità e la componentistica del trave (lenza) corredata al barchino divergente.
E’ proprio la realizzazione a regola d’arte della lenza che potrà fare la differenza in pesca: L’avvolgilenza dovrà essere comodo da impugnare (lo terremo in mano per diverse ore), pratico per avvolgere-sciogliere la lenza e per agganciare le nostre esche, non troppo grande né troppo piccolo, molto rigido (per non piegarsi sotto trazione), dovrà essere dotato di snodi elimina-torsione (quelli fatti con girelle e perline) e dovrà montare, naturalmente, esche valide e catturanti.
Tralasciando per ora i materiali “alternativi” che potrebbero essere impiegati nella costruzione del barchino divergente, soffermiamo invece la nostra attenzione sui legnami comunemente più utilizzati nella costruzione del barchino divergente, tali sono il multistrato marino (fenolico) e l’abete.
Il multistrato marino è un multistrato prodotto e trattato industrialmente con particolari resine che lo rendono ideale per gli utilizzi in condizione di umidità estrema. La sua resistenza all’acqua è tale che, pur senza alcun trattamento, potrebbe essere immerso per giorni in acqua senza gonfiare e/o sfogliarsi.
Questo tipo di legno è largamente impiegato nei cantieri nautici per la realizzazione di varie parti delle moderne imbarcazioni, in genere quelle maggiormente esposte alla salsedine ed al sole.
Il multistrato marino non va assolutamente confuso col multistrato comune, un legno estremanente delicato, che si sfoglia come un giornale appena viene immerso in acqua per qualche minuto.
L’abete a differenza del multistrato marino è un legno molto più poroso e conseguentemente più leggero rispetto al multistrato fenolico.
L’abete è, inoltre, molto morbido ed estremamente facile da lavorare anche con attrezzi non professionali e/o da mani meno esperte.
E’ un ottimo legno per la costruzione dei barchini a patto che sia opportunamente selezionato e trattato.
Ai fini della costruzione sono da evitare assolutamente le tavole realizzate da strisce di abete incollate tra loro in quanto, anche nel caso in cui fossero opportunamente trattate, queste si staccherebbero appena la vernice esterna si sarà deteriorata e l’acqua avrà cominciato ad entrare al suo interno inzuppando le fibre e sciogliendo la colla.
Le tavole da selezionare sono, quindi, quelle tutte d’un pezzo.
Un'altro inconveniente dell'abete ed in genere di ogni tipo di legname massello è determinato dalla presenza di nodi, che con il tempo tendono a "cadere", lasciando un antiestetico (e poco funzionale) foro nel legno.
Ma allora quale scelta: multistrato fenolico o abete?
Non è possibile, a priori, promuovere uno di questi legni e bocciarne l’antagonista.
Entrambi presentano dei pregi e dei difetti che meritano di essere analizzati.
L’abete presenta il vantaggio di avere un peso specifico inferiore al fenolico (maggiore leggerezza) ma, come già detto, ha lo svantaggio di essere molto morbido e poroso, quindi maggiormente delicato.
Per i motivi anzidetti può essere immerso in acqua solo se opportunamente trattato. In caso contrario tenderebbe ad assorbire molta acqua e gonfiarsi.
Il multistrato fenolico ha un peso specifico maggiore rispetto all’abete, ma in compenso necessita di un contrappeso più ridotto per poter essere efficacemente bilanciato.
Questo significa che se costruissimo due barchini di dimensioni identiche, l’uno in multistrato, l’altro in abete dovremmo piombare il barchino in abete molto di più per renderlo ugualmente stabile rispetto a quello in fenolico (la differenza di peso quindi c’è nel legno ma non è poi così tanta nel prodotto ultimato e completo di viti e contrappeso).
Il fenolico è un legno che non deve essere necessariamente trattato con vernici in quanto non è poroso come l’abete e non tende ad assorbire come quest’ultimo acqua.
Ovviamente un trattamento di verniciatura è sempre consigliato in quanto contribuisce a mantenere perfettamente impermeabile il barchino e a garantirgli una vita molto più lunga.
Tra i due antagonisti esiste tuttavia un terzo "rivale" capace di unire i pregi dell'uno e dell'altro materiale (ovverosia resistenza all'acqua e leggerezza).
Sto parlando del MULTSTRATO DI OKOUME'.
Si tratta di una particolare tipologia di multistrato marino, molto leggera, pregiata ed elegante.
Questo legno di legno composto ha la peculiarità di possedere entrambe le facce "buone" e prive di nodi, a differenza di quanto avviene per il comune fenolico, che presenta sempre una faccia levigata, ma quella opposta molto più "grezza" e malandata.
Il colore del multistrato di okoumè tende al rossiccio con venature che lo rendono idoneo anche ad un utilizzo diverso, come ad esempio la costruzione di mobili ed elementi d'arrredo.
L'unico inconveniente di questo legno è il costo piuttosto elevato, ma certamente ripagato dal risultato estetico finale e, naturalmente, anche dalle prestazioni del barchino divergente che ne verrà realizzato.
In virtù delle considerazioni anzidette il sottoscritto, nella costruzione dei barchini divergenti, predilige l’utilizzo del multistrato di okoumé in quanto rappresenta la rinuncia a qualsiasi compromesso in termini di leggerezza, resistenza all'acqua e durata nel tempo.
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